Or se il giudicare è parte della ragione, perchè non vogliamo noi concedere che questa, che di tanto è superiore alla mano, quanto il padrone al servo, possa giudicare di tutte le arti che si fanno con la mano? L'argomento a prima faccia fa una gran mostra, ma egli è troppo superficiale, e nel punto nulla stringe. Egli è da sapere che v'è una gran differenza da quello che i filosofi chiamano disposizione, a quello che essi dicono abito. La disposizione all'arte che si comprende nella ragione inferiore dell'uomo, è quella che lo fa atto e disposto a poter apprender l'arte, ma non lo rende perito nell'arte. L'abito poi è una qualità molto ferma che non si perde o si muta senza difficoltà. Posto questo, diciamo che l'arte vien definita da' filosofi per un abito intellettivo, e, vogliamo dire con altri nel caso nostro, un abito fattivo con vera ragione di quelle cose che non son necessarie, il principio delle quali non è nelle cose che si fanno, ma in colui che le fa; e l'uomo di buono intendimento e di retta ragione è ben disposto all'arte, ma non si può dire senza l'abito artista. Onde è che non basta la sola ragione per dar giudizio delle nostre arti. Chi vedendo l'ornato della real cappella di s. Lorenzo del serenissimo granduca volesse giudicare il suo inestimabil valore senza sapere l'infinite qualità di pietre che lo compongono, nè la loro rarità, nè la loro durezza, a cagion della quale vi è tal piccolo lavoro, che avrà consumato l'età di più uomini, cose tutte che per esperienza son note solamente ai periti di quel magistero, senza dubbio non darebbe nel segno.
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