Ma per non perder più tempo in ciò che alle nostre arti poco rileva, che è la maggiore o minore antichità di quest'uso di far copie, passiamo all'altra mia asserzione, cioè che queste furono sempre alle medesime arti di molta utilità, e necessarie per venir poi a dire del concetto che debba aversi di loro. Or prima io suppongo non esservi chi dubiti, che quando noi diciamo questa parola copia, noi non intendiamo di parlare d'ogni straccio di tela, o pezzo di tavola che per imitare qualche pittura abbia piuttosto imbrattato, che dipinto qualche fanciullo o principiante; perchè è noto che non essendo il copiare altro che imitare con la propria tutto ciò che altri fece con la sua mano, quelle copie che non conseguiranno perfettamente il fine, per lo quale furono fatte, non doveranno aver luogo in questa disputa. Di quelle adunque si parla che sono eccellenti, o almeno che hanno in sè tanto di buono, che in sul bel principio dell'esser riguardate incominciano a darci diletto per sola forza della imitazione, la quale tanto puote in noi, che talvolta ci fa sentire con gusto contraffare la voce di taluno, il cui parlare, uscito dall'organo proprio suo, molto ci annoierebbe.
Ora è da sapersi che gli artefici di sublimissimo gusto sono stati pochi, e che per conseguenza, considerata l'infinità de' luoghi, dove l'arte s'estende e si stima, poche sono state le loro pitture. Inoltre tengasi per certo che molte loro opere movibili, o non sono state tolte di luogo, oppure sono state mandate in paesi diversi; dove nelle più rinomate gallerie de' grandi sono state racchiuse, e molte ancora, per essere state fatte a fresco sopra i muri, non hanno potuto far pompa di sè che in quei luoghi ove elle furono lavorate; e non è chi non sappia che la perfezione dell'operare in pittura non si ferma nella sola eccellenza dei disegno, o bontà del colorito, ma nelle disposizioni delle figure, e nobilissime idee che forma nella mente sua l'ottimo artefice, superiori a quelle d'ogni altro o principiante o maestro di non così alto valore.
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