Tali cose dunque supposte, io dico che le copie delle buone pitture furon sempre, e saranno alle arti nostre necessarissime, perchè essendo stati, com'io diceva, pochi i pittori eccellenti, e poche, per conseguenza, le lor pitture, e quelle o nascose, o annesse alle muraglie, ed essendo dotate di tante belle parti necessarie ad ogni artefice per imparare, tutto quello che non così presto, e facilmente si può apprendere col solo studio delle figure al naturale, è pur necessario che vi sia modo da render possibile a benefizio degli studiosi la per altro impossibile comunicazione per tutto il mondo, e ad ogni persona di sì dotti esemplari; il che non può farsi se non con le buone copie; e ch'e' sia vero, che non basti per ordinario alli studiosi di pittura l'affaticarsi sopra 'l naturale per arrivare con prestezza e facilità all'ultimo dell'eccellenza senza la scorta delle opere dei gran maestri, nelle quali si scorgono vinte e superate grandissime difficoltà dell'arte, riconoscasi da questo esempio fra i molti, che potrebbono addursi. Dopo il rinascimento della pittura, per lo spazio di cento anni almeno, da che fiorì Cimabue e Giotto fino a che incominciò ad operare il celebre Masaccio, usarono quei pittori di studiare il naturale, e con tuttociò non arrivarono mai a intendere il posar delle figure in piano, onde tutti, chi più e chi meno, le tacevano in punta di piedi. Ma subito che il nominato Masaccio ne ebbe bene inteso lo scorcio in prospettiva, e ritrovato il dintorno, ogni pittorello del suo tempo si liberò da tale bruttura, e così ciocchè era costato a tutti i pittori insieme lo studio di più d'un secolo, in un momento si rendè praticabile, anzi familiarissimo.
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