Tutto si ravvolge sopra simili dimostrazioni, sviluppamenti della notomia, macchine di nuova invenzione, ec., accompagnate di discorsi poco intelligibili; il che proviene perchè l'autore scriveva solamente per sè. Una sola parola gli bastava per fissare il suo pensiero, e lasciava a posta molte cose essenziali, perchè avendole in mente, le suppliva facilmente all'occorrenze. Egli metteva in carta tutto ciò che una immaginazione feconda gli dettava; egli non ritoccava niente, e non istava a ordinare i suoi pensieri in modo alcuno. Ecco perchè ne' suoi scritti, tra mille cose eccellenti, sono delle riflessioni false, e anche arrischiate molto, e un'infinità d'inviluppate. Leonardo stesso l'avrebbe confessato, e non avrebbe mancato, col bel talento che aveva, di raggiustare le sue opere se egli avesse pensato a stamparle. Ma tali quali elle sono, sarebbero cosa molto curiosa l'averle: esse scoprirebbero sempre più la vasta estensione dello spirito dell'autore. Questo ms. di cui si volse il sig. Cooper, credo che sia quello che, circa a 40 anni fa, portò a Firenze un sig. Inglese, che non aveva trovato chi lo intendesse, e perciò cercava un pratico delli scritti antichi che glielo copiasse. Fu indirizzato al sig. Francesco Ducci, bibliotecario della Laurenziana, che accortosi che era scritto a rovescio, lo lesse allo specchio facilmente.
(140) Egli aveva fatto un Trattato completo della Notomia del corpo umano, e un altro della Notomia del Cavallo. Il Vasari fa menzione di queste due opere con molta lode.
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