(207) Francesco Redi, medico e poeta eccellentissimo; e Vincenzio Viviani, gran matematico.
(208) Non sono state mai stampate, nè intagliate.
(209) Dice il Condivi: Un gentiluomo, ec. lo ricercò che gli mostrasse qualche cosa; ma egli (il Buonarroti) non avendo che mostrare, prese una penna ec., e con tal leggiadria gli dipinse una mano che ne restò stupefatto.
(210) Dell'abate Marolle ci è un catalogo di stampe molto ricercato, e in principio è il suo ritratto.
(211) Bastiano Bianchi, custode della Galleria Medicea.
(212) Lo stesso dice il Condivi nella Vita di Micelagnolo.
(213) Questa stampa è nella magnifica raccolta della libreria Corsini, donata dal signor Campiglia all'eminentissimo fondatore di quella insigne libreria.
(214) Figliuolo di monsù de Troy, eccellente ritrattista. Morì in Roma pochi anni fa, direttore dell'Accademia di Francia, pittore universale e di vasta invenzione.
(215) Questa lettera è in questo volume a carte 206.
(216) Il Pazzi è divenuto un gran valentuomo.
(217) Era il ritratto di Paolo Veronese che possedeva il duca di Bracciano. Questo era del duca di Mantova, ma nel Sacco di Mantova fu traportato a Praga con tutta la quadreria di quel duca, e da Praga il re di Svezia Gustavo Adolfo lo straportò a Stokolm, e quindi la Regina Cristina la trasferì a Roma e la lasciò per testamento al cardinal Azzolino da Fermo, e i suoi eredi la venderono a D. Livio Odescalchi, e dipoi venuta in mano del duca D. Baldassarre, questi la vendè al Reggente di Francia.
(218) Era il sig. dottor Gaetano Moniglia.
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