Quando fu edificata a spese del pubblico la nuova cintura di muraglie che serrano la città, Jacopo Lomellino, doge, gettò solennemente la prima pietra al capo del Faro, vale a dire della Lanterna, e in monumento dell'accaduto si incastrò nella porta di essa una lapide con questa iscrizione:
NE MUNIMENTA NATURAEHOSTIS VERTERET IN PERICULA
TERTIUM SIBI MURORUM AMBITUMPER ORAM MARIS ET JUGA MONTIUM
PERICULOSISSIMIS TEMPORIBUSLIBERTAS TRIENNIO
FESTINABATANNO SAL. MDCXXXVII.
Bellissimo, come dicemmo, a chi viene dal mare, è l'effetto dei molti lumi, i quali, raccolti a fascio, costituiscono quella fiamma; ma se vi regge la lena di poggiare per una scala spirale sino alla cima della Lanterna, e di resistere al calore che vi si addensa, riesce veramente nuovo e stupendo l'artifizio delle immense ruote di cristallo che raccolgono in un centro i molti raggi, e ne tramandano cosí lontano il riverbero, che giá lo scorgete come una stella dalle coste della Corsica, e in dimensioni molto maggiori dalle spiagge di Savona. Quando la fiamma, osservata da vicino, vi passa, ne' suoi giri perpetui, sotto lo sguardo, porge imagine d'un'aurora brillantissima coronata di iridi, che vanno dilatandosi, pei cerchi delle ruote cristalline, in mille gradevolissime temperanze. Il panorama di Genova e delle riviere, orientale e occidentale, la vista del porto, delle colline, dell'estensione delle acque e dei navigli in alto veleggianti, è spettacolo che, abbracciato dalla cima di questa torre, supera di gran lunga la potenza della parola per non dir quella del pensiero.
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