Pagina (16/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      — Ti resta a compiere ancora un dovere, le soggiungea tosto con un'amara tenerezza. Se Dio ti chiamasse a sé, o Emmanuele! andiamo a pregare ancora una volta sopra la tomba di tuo padre; andiamo a dirgli che i suoi comandi sono compiuti... che tu sei pronto!
      E nell'avviarsi la buona vedova nascose le sue lacrime; il giovane silenzioso la seguitava.
      Facea appena un barlume lievissimo, un'ora avanti il giorno. Le strade erano ancora deserte e taciturne; una sola chiesa era aperta, e vi entrarono. L'aspetto delle colonne gigantesche che nascondevano ancora nell'ombra le cime dei capitelli; le statue adagiate su funebri monumenti, che scarsamente illuminava la lampada del santuario, l'augusto silenzio delle navate, le lapidi sepulcrali qua e là biancheggianti sul pavimento, l'altar maggiore nel fondo della chiesa, i cui limiti non distinguevansi, riempirono il cuore del giovanetto d'un sentimento malinconico e religioso, che il lettore potrà meglio intendere che noi spiegare. Ma da quell'augusto raccoglimento vennero a scuoterlo la voce sottomessa della buona vecchia, la quale, inginocchiandosi presso una lapide:
      — Tuo padre, disse al giovane, è qui sepolto; preghiamo insieme per lui; preghi anch'egli... per te... per me!
      Emmanuele, inclinata la fronte sopra quel marmo, sentì il freddo del sepolcro e la sua argilla ne tremò tutta. Chi sa che la notte di domani non dorma anch'esso sotto quel marmo! E qui l'intrepido marinaio pregò per l'anima di suo padre e pregò per se stesso.
     
      VI
     
      Facea l'alba, ma ancor dubbia e nebulosa per l'ombre della notte e quelle della tempesta che avea imperversato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Dio Emmanuele