Il cassero della nave, ingombro di moribondi e di cadaveri straziati in mille guise, inondato da rivi di sangue che si riversano perfino in mare, diventa sdrucciolevole e mal sicuro ai combattenti; ma i Genovesi, usi al mare, e sveltissimi per natura, seppero avvantaggiarsene cosí acconciamente che, sebbene flagellati aspramente a tergo dalle batterie del forte, la mischia, in poco d'ora, ebbe piú aspetto di carneficina che di battaglia. Pochi tra i Genovesi caddero morti; ma Andrea Doria, in quella che si stringea addosso al capitano francese, fu colto di tal ferita, tra il nembo dei projetti lanciati dalla fortezza, che cadde semivivo, e stette a poco che la carriera di quel grandissimo ammiraglio, non sí tosto cominciata, avesse fine. E fu questa la sola ferita che toccò in tanti combattimenti, quasi che la fortuna in quel primo scontro avesse voluto sfogar contro esso ogni suo mal umore, per quindi favoreggiarlo sino all'estremo del suo lungo e glorioso vivere.
Giustiniano, veduto cader l'amico, infiammato di collera ed avido di vendicarlo, ruppe a fendenti di spada qualunque ostacolo si frapponesse, ed accennando il Doria a due robusti marinai che lo seguivano tra la calca di amici e di nemici, tra un gruppo di uomini sanguinosi e furibondi, intrecciati e lottanti come serpenti:
— Ritraetelo in salvo, gridò loro, e fategli buona guardia — e correa intanto anch'esso furibondo sulle orme vacillanti del capitano francese che, veduta disperata ogni resistenza, si cacciò in mare per raggiungere a nuoto la vicina costa e rifugiarsi nella fortezza.
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