Le campane della città suonavano a festa; cento e piú mila abitanti non avevano in quel momento che un solo ed istesso palpito.
Cosí si combatteva da un popolo italiano; e poco prima, Biagio Assereto, con 13 legni mercantili e 3 sole galee apprestate alla meglio, e con soli 2400 uomini tra marinai e soldati, menava prigioniera nel porto stesso un'armata doppia della sua, composta di navi da guerra, e che portava due monarchi, alcune centinaia di baroni e seimila soldati delle vecchie bande aragonesi. Ma torniamo al nostro racconto.
Emmanuele Cavallo, preceduto da trentadue prigionieri francesi incatenati, e che poi furono avvinti al remo delle galere repubblicane, fece l'ingresso trionfale per porta San Tomaso, e si recò difilato al palazzo del Gran Consiglio dove, in brevi parole e senza lode di se medesimo, espose il glorioso evento dell'impresa.
La repubblica riconoscente concesse ad Emmanuele Cavallo ed a tutti i suoi discendenti, in perpetuo, l'esenzione delle pubbliche gravezze ossia tasse; ed era questa la maggior ricompensa che si induceva ad accordare, e ciò rarissimamamente, ai cittadini piú benemeriti dello Stato. Andrea Doria, riconstituita la libertà patria, ottenne lo stesso premio.
VII
Il giovane marinaio rientrò modestamente ne' suoi lari, e qui scomparve l'eroe popolano. Al remo, alla scure e alla balestra di suo padre unì la corda di rimorchio che avea troncata alla nave francese. Gloria al valore e alla modestia dei liguri marinai! Anche Assereto, nell'uscir dal porto, ricusò gli onori decretati dalla repubblica a' suoi ammiragli, mentre partivano, e rispose che li serbassero al vincitore.
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