— "Cavaliere, gli disse la principessa, puntando leggiadramente un piede sul ginocchio di lui.
— "Cavaliere, vi deggio la vita.
— "La mia vita è devota da gran tempo all'imperatore ed a voi... Adelassia!... degnissima sua figliuola, rispose modestamente il giovanetto.
Ma il tremito della voce, le parole tronche e raddrizzate in diverso senso, dicevano ben altro, che non suonavano e tradivano un sentimento che tentava mascherarsi sotto le forme dell'ossequio. D'altronde, mentre ella nel balzar da cavallo strinse la mano del cavaliere per farsene un punto d'appoggio, non sentì forse che tremava nella sua? Uno sguardo involontario che si scambiarono nell'allegrezza de' pericoli superati, non rivelò forse, come tratto di baleno, anima ad anima? Quello sguardo avea suggellato il loro destino, rivelato subitamente ciò che labbro umano non ha valore di esprimere.
Il cielo rasserenavasi piú festivo che mai, come avviene dopo un rovescio improvviso di pioggia; un'amabile frescura scuotea dalle fronde le goccie d'acqua, che tremolavano a guisa di gemme indorate da un raggio occidentale. Adelassia salì in groppa al palafreno di Allerame, che tale era il nome del cavaliero; ed egli, ossequioso in atto, camminava accanto alla principessa; camminavano a capo chino, né l'uno né l'altro sapean rompere quel silenzio, pieno d'affetti tumultuosi ma profondi.
Giunsero finalmente alle mura d'un convento, la cui rozza architettura accennava i primi tempi del cristianesimo introdotto nella Germania. Le brune e gigantesche torri di quell'edifizio, ombreggiate in parte dalle quercie della foresta, e parte illuminate dal purpureo tramonto, riflettevano i raggi soavi e malinconici e si specchiavano in azzurro lago ai piedi delle mura.
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Allerame Germania
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