Ma il giorno delle nozze incalzava. Adelassia, prostata ai piedi di Ottone, gli dichiarò a viso aperto non essere ella preparata a tal nodo; non volere contaminare con uno spergiuro, dinanzi a Dio, la coscienza propria e il regal sangue d'Ottone:
— "Dovessi anche scambiar queste gemme, queste splendide vestimenta con un saio di monaca, con un cilicio, e questa corona che voi mi deste, con un serto di acute spine, no, questo labbro non tradirà mai il libero accento del mio cuore.
— "E sia pure, sciagurata, rispose Ottone ritirandosi sdegnosamente dopo aver fatto prova di parole ora soavi ed ora minaccevoli; sia pure! nessun principe della terra potrà lagnarsi, se gli hai negata la tua mano per darti unicamente a Dio... a Dio solo!
E rigettava, partendo, le lacrime e le preghiere della figliuola; ma ella, drizzandosi alteramente sulla persona:
— "Nessun uomo, qualunque sia, otterrà questa mano senza prima averne il cuore — mormorò Adelassia, rimasta sola, tra una cupa rassegnazione del presente e il ferreo suo proposito per l'avvenire; e pallida e taciturna accompagnò a lungo collo sguardo l'imperatore che si allontanava.
E quelle porte che, simili alle porte dell'eternità, non si aprono che una volta, come disse la Principessa affissandole con un funesto presentimento nel giorno piú delizioso della sua vita, si spalancarono dinanzi ai passi della figliuola d'Ottone. Ella ascese con piè fermo la gradinata, e abbassò il capo nell'entrarvi, come salda quercia che declina la sua cima sotto l'impeto istantaneo della bufera, per rialzarla piú vigorosa a cielo sereno
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