— "Oh Allerame! Io penso che diverrebbe mai di me se una notte, venendo a questa grata, non ti vedessi ricomparire! Ormai tu sei fatto il solo anello che esiste tra me e il mondo; tra la natura vivente, tra le speranze dell'avvenire e il lugubre silenzio di quel cimitero. Quando seggo abbandonata nella mia cella, quando prego nella chiesuola coll'altre mie compagne, quando premo i marmi che ricoprono altre estinte... o Allerame, la mia mano cerca la tua mano per sorreggersi in quel cammino... sento che la tua vita è la mia vita!
— "Ed io, Adelassia! con che rapimento ascolto di notte il vostro canto, che il soffio della bufera tratto tratto mi trasporta! tendo l'orecchio a quella santa melodia, e parmi in essa discernere una voce piú soave, una voce angelica che mi empie l'anima di dolcezza... e di terrore. Lo crederesti! tremo e piango a quella voce!
E qui il giovane appoggiò il capo contro il muro del convento, e stettero amendue in silenzio. Non si udiva che lo strillo lamentevole della civetta tra i rami dei cipressi, e il rumor cupo lontano, confuso delle foreste germaniche, travagliate dal vento, simile al gemito dei flutti che si spezzano tra gli scogli.
— "Odi, ricominciò Adelassia soprafatta da un triste presentimento, odi lo strillo di quell'uccello malaugurato! Ieri, mentre la mia buona amica stava morendo, battè l'ali contro le sbarre della sua finestruola; quello strillo, che interrompe le tue parole, m'agghiaccia il cuore. Odi, come il vento geme lugubremente! brilla tratto tratto, dai squarciati nugoloni, qualche stella, ma languida, e scolorata; mille voci della natura ci presagiscono qualche gran danno.
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Allerame Allerame Adelassia Adelassia
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