E poc'anzi i nemici del nome cristiano, occupate le due estremità d'Italia, irrumpevano persino a Roma, e papa Giovanni VIII scriveva all'imperatore Carlo il Calvo: — La campagna è interamente rovinata da questi nemici di Dio. Passano essi alla sfuggita il fiume che viene da Tivoli a Roma, e saccheggiano la Sabina e i luoghi vicini... Hanno distrutto le chiese e gli altari; menati via schiavi, ed uccisi con varii generi di morti i sacerdoti e le religiose, e fatto perire tutto il popolo all'intorno. — Né meno terribile era divenuta la potenza de' Musulmani a Frassineto, che minacciava d'allargarsi maggiormente verso Liguria.
Chiamato da tanti mali, Ottone imperatore calò in Italia: e nelle sue lunghe pellegrinazioni, tra il fragore degli eserciti e i disegni della politica, il pensiero della smarrita sua figliuola l'avea pur sempre accompagnato.
Adelassia era già madre di parecchi figli quando ebbe avviso della calata di suo padre in Italia. Potesse almeno, non vista, rivederlo, udire almeno il linguaggio della sua patria! Ottone, abbassando i feudatarii, avea dato mano all'incremento dei Comuni; e perciò i popoli lo proseguivano con rispetto e con gratitudine. Adelassia se ne inorgogliva nel secreto del suo cuore, e pregava Iddio consolasse la vecchiaia di suo padre, che l'affetto d'una figliuola non potea piú rallegrare.
Era una sera di inverno. Il vento fischiava lugubremente tra gli abeti della foresta, ed un povero lumicino rischiarava debolmente l'abituro d'Allerame. Adelassia sedea pensosa e lavorava; Allerame, tratto tratto, sogguardava quasi di furto il volto pallido, macilento, ma sereno della sua sposa, i meschini arredi della sua casuccia e ratteneva a forza un sospiro.
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