— "Adelassia, cominciò finalmente il Cavaliero con un misto di tenerezza e di compassione: tuo padre, l'imperatore, non saprà certo ritrovarti in queste spoglie e in questo rustico casolare...
Adelassia gettò un sospiro al nome di suo padre; ma temendo che suo marito potesse averlo in mala parte, interpetrandolo diversamente, s'affrettò a rispondere:
— "Io sono orgogliosa e lieta di queste spoglie, poiché non v'ha stato cosí povero, che ci tolga la coscienza di noi stessi, e l'essere virtuosi e felici. Se io dovessi ricominciare il mio cammino, ti porgerei un'altra volta questa mia destra, e tu Allerame — non è egli vero? — l'accetteresti un'altra volta come quella della tua sposa; e Adelassia ti seguirebbe, felice dell'amor tuo, superba della sua povertà.
— "Sei tu pur sempre la mia Adelassia, esclamò Allerame con entusiasmo, superiore sempre ad ogni grado che il mondo ti possa offrire! — Amo anch'io la mia povertà, poiché lo splendore della fortuna non mi avrebbe rivelato mai, quanto è veramente, la gagliardia e l'altezza della tua anima, cui nulla potrebbe aggiungere il pregio d'una corona. Allerame, possedendo l'amor tuo, non ha piú che invidiare al mondo intero; viva semplice contadino, e muoia dimenticato! ma il nostro Alfredo, il nostro primogenito, cosí nobile, cosí leggiadro, cosí pieno di alti spiriti, non sarà anch'egli che un contadino? Questo pensiero — lo confesso — è maggiore del mio coraggio.
E cosí dicendo, volgeva lo sguardo ad un letticciuolo, ove posava tranquillamente il suo primogenito, dopo aver passato un giorno intero in assidua fatica, per aiutare anch'egli coll'opera delle sue braccia l'esistenza della famigliuola.
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