V'ha cosa che non dipende nè dalla gloria nè dalla potenza, e che Dio comparte anche all'infimo de' mortali, la pace con se stesso. Ottone, amendue incanutimmo, vi ripeto; dormiremo amendue tra poco, voi in una splendida tomba imperiale, ed io, oscuro monaco, nel chiostro d'un convento; ma anche nella tomba imperiale non si riposa, se qualcuno piange al di fuori per colpa nostra, o se vi calammo con un rammarico inconsolato, forse anche con un... rimorso!...
— "Di non averti rimeritato come certo avrei dovuto, rispose Ottone con un sospiro.
— "No, imperatore; non chiesi nulla per il sangue che ho versato da questo petto; l'abito che indossai non ha invidia del vostro manto. Ma Adelassia, la vostra figlia, soggiunse il monaco, fulminando direttamente l'animo dell'Imperatore, dopo averlo disposto; Adelassia, la vostra figlia?...
— "Dio eterno! proruppe Ottone a quelle parole, e sollevandosi da sedere. Adelassia! Sai tu ove sia Adelassia, la mia figliuola?
E qui scomparve l'Imperatore; restò il padre, dalla canizie amareggiata, dal cuore sanguinoso per una ferita su cui gettava, alla vista dei popoli, il suo manto d'imperatore.
— "O Adelassia! riprese quindi con voce lamentevole, abbandonandosi sopra la sedia e colla fronte tra le mani:
— "Adelassia mi ha abbandonato! ed io purtroppo lo meritai.
Il monaco, sempre ritto, imperturbabile, almeno in apparenza, contemplava la miseria umana sotto il fasto della grandezza.
— "E se Adelassia fosse viva, ripigliava pacatamente, non abbandonando mai collo sguardo i moti dell'Imperatore:
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