Pagina (86/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'obolo del marinaio, del contadino, le loro istesse mani innalzarono questi vasti edifizii; ed essi ben a ragione ne menan vanto non altrimenti che d'una gloria domestica. Quel giorno, l'altar maggiore nella chiesa di Alessio era abbrunato; il popolo assisteva tacito, genuflesso al sacrifizio della messa, quasi invocasse l'aiuto del cielo in una pubblica calamità. Spiccava sopra l'altare un gran quadro, rappresentante S. Nicola, che trasporta per aria, afferrandolo ne' capelli, un bellissimo giovanetto, mentre questi servia alla mensa d'un superbo musulmano. La tradizione popolare racconta che il buon garzone, rapito dai Turchi e venduto ad un ricco signore, di cui seppe procacciarsi l'animo con modi accorti ed onesti, comparve un giorno piú malinconico dell'usato al cospetto del padrone che banchettava. Chiesto del motivo di sua nuova tristezza, — Oh questo giorno, rispose egli con un sospiro, è giorno solenne nel mio villaggio! Mia madre, i miei fratelli, le giovanette del mio paese si recano ora alla chiesa dove si celebra la festa di S. Nicola, nostro patrono! — Se il tuo S. Nicola, soggiunse allora con riso befardo il musulmano, avesse braccio di redimerti, verrebbe adesso a sollevarti per i capelli, e ti recherebbe nel tuo villaggio, nel mezzo del suo tempio. — Non avea finite queste parole, continua la tradizione, che la sala avvampò in un subito di luce abbagliantissima; e fu veduto tra quella luce il santo vescovo, in abiti pontificali, di statura soprumana, avvolgere la sacra destra nella bionda capigliatura del giovane, e via trasportarlo fra il terrore e la meraviglia dei convitati.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Alessio S. Nicola Turchi S. Nicola S. Nicola