VI
E son quelle le coste d'Africa, già ripiene della gloria di Cartagine, di Sant'Agostino! Dove un cittadino romano siedea disdegnoso, consolando la caduta sua grandezza nell'aspetto dell'immense rovine d'una città, dove siedea Mario, morì San Luigi sopra uno strato di cenere, martire della fede e del proprio valore. Là fu il teatro della gloria di Scipione e dell'infelice virtù di Annibale; e piú tardi di Gelimero, prostrato da Belisario. E quelle sponde santificate dall'eroismo e dalle sventure, piú non sono che un nido infame di ladroni! Carlo Quinto solcò tre volte quest'acque, e 22,000 schiavi liberati e la morte di Barbarossa furono premio della vittoria. Il maresciallo d'Etrèes e Duquesne fulminarono piú volte le case e le moschee della città inospitale; i vascelli dell'Inghilterra arsero i legni dei ladroni appiattati nel loro porto(10); ma l'iniqua pirateria tiranneggia pur sempre i mari, e solamente nel 1830 la Francia acquistava alla fede, all'europeo incivilimento queste regioni, inviando eserciti, missionarii e suore di Carità.
Ed ora vi approda furtivo e col favor della notte il marinaio d'Alessio, l'erede della gloria di Lercari che costringeva l'imperatore di Trebisonda a baciargli i piedi, il compaesano di Andrea Doria, che fiaccava a Lepanto la baldanza dei Musulmani, e si vedea tratto innanzi Dragutte incatenato; ma questa volta il ligure marinaio non viene a domandare che le catene di suo padre.
Quando Jacopo approdò a riva, era notte, nè a lui, giovane e marinaio, fu malagevole balzar non visto, e perciò sottrarsi ad ogni importuna investigazione.
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