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Avresti detto che la vita della infelice si spezzasse a quelle parole, come corda troppo tesa e troppo forte percossa. Allargò le braccia tremanti, irrigidite, quasi abbracciar volesse un oggetto piú caro della vita, e che per sempre dileguava; travolse gli occhi, e cadde semiviva.
IX
Al domani, giorno di domenica, Emmanuele, che dal sommo della gioia era caduto nell'afflizione piú profonda, stava in chiesa colla sua famigliuola; ma Jacopo vi mancava. Non v'era cuore che non lacrimasse, labbro che non pregasse per l'amara ventura dell'egregio giovanetto, tolto per sempre alle allegre brigate de' suoi compagni, alle feste del villaggio. Allora il curato ascese in pulpito, e dopo aver descritto gli orrori della schiavitù, le virtù del giovine, non senza lacrime dei buoni uditori, che tutti conoscevano l'onestà e il coraggio di Jacopo: — Or dunque, fratelli miei, soggiungeva, rechiamo tutti i comune il nostro obolo per riscattarlo; al difetto della somma voluta, provvederanno alcuni voti dell'altare di S. Nicola; i santi di Dio e Dio stesso non abbisognano d'argento e d'oro; passeggiano sopra le stelle dei firmamenti; le azioni meritevoli sono i preziosi vasi d'incenso che ardono continuamente innanzi a Lui! —
Non vi fu povero marinaio, non vedovella, non madre che, pensando a' suoi figliuoli e all'esempio del buon Jacopo, non recasse il suo picciolo tributo per riscattarlo. Maria aperse allora il suo tesoretto che da lunga mano accumulava con fatiche e privazioni, per sciogliere, quandoché fosse, le catene del suo Jacopo; Emmanuele avrebbe voluto che lo ritenesse per procacciarsi gli ornamenti di sposa: — Ma no, disse pronto il curato, che non volea perduta quella buona opera — no, Maria; Jacopo deve sapere che ti è in parte debitore della sua redenzione.
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