Oh queste cose le cercavano que' vecchi provinciali, que' nonni che avrebbero creduto commettere, in questo caso, un'oscena ribalderia, una viltà sozza; ma essi non avevano che idee grette, meschine, e nessuno intelletto di galanteria; ora che la civiltà ha progredito, mercè i modellini di Parigi... non si ha piú nè pudore nè rimorso.
Eloisa e il vecchio Conte, passate le feste dei primi giorni di matrimonio, partivano dalla capitale della Liguria alla volta del loro castello. Il Notaio del villaggio si affrettò ad ossequiarli, vestito pomposamente di quell'antico uniforme che vediamo comparire talvolta fra le maschere di carnovale.
Questi era un uomo sui cinquant'anni, tarchiato ed alto della persona. I suoi occhi neri e vividi, le sopracciglia folte ed accostate, avrebbero data al suo sguardo la nobiltà e l'ardimento di quello dell'aquila, se non vi fosse balenata foscamente l'astuzia della serpe. Il naso affilato e curvo, la mascella molto angolare, le labbra sottili e chiuse, ti rivelavano a prima vista un'indole ferma, insidiosa e maligna. Aggiungi alcune ciocche di capelli sottili e radi che strisciavano sopra una fronte larga e piatta come quella della tigre, una fronte che invece di infiammarsi alle subite concezioni del suo cervello sempre in moto, si illividiva e si corrugava. Quest'uomo solea spesso sorridere, ma il sorriso del suo labbro non armonizzava mai coll'espressione dello sguardo; il suo occhio stava sempre ghiacciale. La mala natura di uomini tali ti si manifesta dalle sembianze, come la pianta velenosa ti si rivela dal suo lividume; eppure, facendosi manto di pratiche religiose, era giunto a usurpar fama di galantuomo.
| |
Parigi Conte Liguria Notaio
|