— Posso lusingarmi dell'amicizia vostra, Edoardo — ripigliava la Contessina dopo alcuni momenti di riflessione, e dolcemente rasserenata — posso promettermi un sacrifizio che voi farete all'onor mio, alla mia pace, a quella di mio marito, sacrifizio ben leggiero per voi, ma utilissimo per questa infelice, e voluto dalle circostanze. Non solo ho fermo in animo profondamente di rispettare ogni mio dovere, ma ben anche di veder modo che il piú maligno calunniatore non riesca a sparger mai d'alcun dubbio l'onore del nome mio. Preveniamo amendue, Edoardo, i sospetti indegni, oltraggiosi che presto o tardi si getterebbero, per mai piú sdradicarsi, nel cuore di un vecchio. — È vero, egli ha spezzata la mia giovinezza... ma io non debbo amareggiare la sua canizie; mi fu apprestato un orrendo calice, mentre ancora nol conosceva... fui tradita... ma debbo vuotarlo tutto senza lagnarmi della mia sorte, senza maledire l'altrui perfidia, senza che egli sospetti mai ciò che io soffro! — Voi siete degno della mia confidenza, Edoardo; apprezzerete al vero e in silenzio le mie parole, e mi serberete, benché lontano, la vostra stima. Non è vero, la vostra stima! Altro non chieggo, né sperar debbo; ma a questa, io vi ho diritto, diritto che saprete onorevolmente interpretare nella rettitudine del cuor vostro. Allontanatevi... almeno per qualche tempo; questi luoghi potrebbero riuscir funesti ad ambidue. Ve ne sarò grata, Edoardo; non debbo nutrir per voi che stima e riconoscenza; ma questi affetti, tuttoché non possano giovarvi mai, sono però tali, che un'anima come la vostra non potrà disprezzarli.
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