— La memoria degli estinti deve essere ben soave e ben pungente, cominciò il Conte con tono ironico, per istrapparvi, Contessina, di queste lacrime.
— Il dolore è pur sempre rispettabile, né credo sia delitto piangere almeno secretamente, rispose Eloisa senza commuoversi.
— Rispettabile! riprese il Conte sorridendo malignamente; ma bisogna che rispettabile ne sia la cagione. Queste belle lacrime il marito non può asciugarle, non è vero? — proseguiva con una rabbia concentrata e col sogghigno sulle labbra.
— V'hanno lacrime che nessuno può asciugare, e sono quelle che si versano sopra i morti, quando i vivi non sanno intenderle.
— Il marito è sempre un essere volgare, antipatico che non sa intendere le belle lacrime della moglie; ma ben conosco una mano delicatissima che avrebbe potuto tergerle...
— Non vi comprendo, signor Conte; ma i vostri scherzi sono molto inopportuni, per non dire crudeli.
— Ben mi intendo io, rispose il vecchio; e voi pure mi intendereste —— proseguiva, traendosi un passo innanzi e spalancando gli occhi in fronte alla Contessina, — se l'animo vi reggesse a gettar lo sguardo nella coscienza vostra.
— Sí, rispose Eloisa con nobile indegnazione, e levandosi da sedere — posso gettar lo sguardo nella mia coscienza, e levarlo quindi serenamente in fronte di mio marito, in faccia al mondo intero.
— Sciagurata! tuonò il Conte, scoppiando in collera; la tua impudenza eguaglia solo la tua scelleraggine!
Eloisa non si mosse, non fe' motto; ma dopo la prima maraviglia a quell'insulto inaspettato, e raccogliendo tutte le sue forze alla risposta:
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