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      — Io... l'amo! — ma questa parola non mi uscì mai dalle labbra; né deve uscirne se non col sangue del mio cuore!
      Sorse in piedi, e sputò sangue. Un'orribile convulsione interna avea prodotto questo fenomeno. Ella, sorridendo colle labbra scolorate, colle tempie illividite — contrasto spaventevole! — accennò a quel sangue, come un aspetto liberatore, e quindi elevando il dito, soggiungeva, cogli occhi immobili come di spettro, e fissi in quelli del marito:
      — L'amai sempre... tacitamente, senza speranza! ed ora che sta sotterra... ah l'amo piú che mai... immensamente l'amo!...
      Suonarono queste parole, strappate dal cuore, con accento cosí straziante; con tale disperato sguardo si travolsero le sue pupille, cercando un essere che piú non era sopra la terra; con tale un atto d'orrendo spasimo la destra dell'infelice si strinse al cuore, che il Conte stesso ne fu commosso. Eloisa cadde fredda sul pavimento.
     
      X
     
      Ti ricorda, lettor mio, di quell'amabile giovanetta cosí blandita, cosí festeggiata nel giorno che andava sposa al signore di questo castello? Tu sai bene che il regno della donna felice e onesta è riposto nel santuario delle pareti domestiche; quindi per apprezzare al vero, quale sia la sua sorte, non devi ricercarla nei crocchi di società, nella cattiva tragicommedia che di continuo si rappresenta, ma sí bene nei penetrali di sua casa.
      Entra or meco, con piè leggiero, in questa camera. Vedi che stupende tappezzerie alle pareti, che superbo padiglione sopra quel letto! ma le cortine sono abbassate; il lume del candeliere è velato e fievole; t'accosta, ritira il lembo di quelle cortine.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Conte