La Contessina, inconsolabile, inacessibile nelle sue stanze, smarrì la lettera della sorella, nè prima le fu dato rinvenirla, che il messaggio, inviato a bella posta e in tutta la fretta, non avesse dovuto fare per piú giorni alcune ore di anticamera. Eloisa intanto aspettava; la vista di que' luoghi le rinnovava ad ogni momento atroce spasimo; i rancori e quindi gli odii domestici, le rendeano l'esistenza piú amara che morte; d'altronde la vendetta dell'iniquo Notaio non parea ancor soddisfatta. Perciò scriveva alla sorella di provvedere in modo acconcio alle sue tristi circostanze; pregava volesse accoglierla almeno per qualche tempo in sua casa. Ed ora l'ufficiosa primogenita, che aveva procurato il bel matrimonio, dopo averle partecipato la fiera morte della sua cagnuolina, il dolore inesprimibile che ne provava, nell'ultime linee della lettera entrava in argomento; la consigliava a rassegnarsi, a darsi pace, e conchiudeva che senza compromettersi non potea riceverla in casa sua.
Tale è l'andazzo delle cose di questo mondo.
Eloisa, abbandonata da tutti, aspettava anelante la risposta; finalmente la ricevette, lesse palpitando, due lunghe pagine che trattavano della morta cagnuolina, alle ultime due linee trovò la risposta sospirata tanto, il rifiuto di riceverla in casa per non compromettersi.
— È una sorella che scrive... è quella che tanto m'accarezzava la vigilia delle mie nozze!
Un disprezzo non mai provato per cosa umana, sorse allora in quell'anima nobile e disdegnosa; gettò la lettera tra le fiamme del camino, nè fece mai piú motto della sorella.
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Contessina Notaio
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