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      Allora fu che le statue di Andrea Doria e d'altri illustri cittadini, si videro strascinati colla fune al collo e stritolate nel fango dall'ebra moltitudine, la quale teneva, per argomenti di eguaglianza cittadinesca, quella licenza invereconda, fautrice della tirannide forestiera. Mentre si commetteva un ludibrio cosķ infame(13), passņ un buon prete, e vista la veneranda testa di Andrea Doria vituperata da que' forsennati: — Ben ti sta, disse apostrofandola e tendendo il dito verso di lei; ben ti sta! Tu hai liberato questa canaglia dal giogo forestiero, tu fosti padre della patria, datore di sante leggi; dovevi flagellarli, opprimerli! — Que’ furiosi sulle prime ristettero maravigliando; quindi: — Dagli! dągli addosso! dągli al malvagio cittadino! — E il buon prete n'era salvo per miracolo. Compianto alle frenesie della plebe ignorante e sedotta! Quel che č peggio, una turba di indegnissimi Italiani, per mettersi in favore dei nuovi padroni, additavan loro i tesori piś preziosi, le tele piś eccellenti. Si bandiva ai popoli il grido di libertą, e si calavano dagli altari le immagini di Gesł Cristo; nč mancarono nuovi Giuda, nella turba dei suoi ministri, dei sacerdoti che, impudenti pił dello straniero, strapparono dalla fronte di Maria le gemme della corona(14). Tra questi demoni campeggiava il nostro Notaio; l'abito del galantuomo pesava troppo sulle sue spalle, per non gittarlo appena ne avesse il destro e la convenienza; anch'egli si chiamava amico degli uomini, anch'egli volea rigenerare la schiatta umana.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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