La voce della sua morte era incerta; ma certo si è, come avviene talvolta tra gente esaltata ed ignorante, che taluni, i quali ostentavano disprezzo e miscredenza a Dio e all'anima, ebbero paura d'uno spettro imaginario, e si allontanarono.
Ma il rumore che aveano udito nei chiusi appartamenti della Contessa, non era al tutto imaginario. Il Notaio, pratico della casa, e che da lungo meditava questa entrata trionfale, spiccatosi dalla turba, avea saputo cacciarsi dentro alle camere piú secrete di Eloisa. — Figurati adesso, o lettore, quest'uomo formidabile, cagione di tanti mali e vittima di se stesso, che riesce a metter piede in que' penetrali pieni, agli occhi suoi, di memorie straziantissime e sempre piú vagheggiate! A che somigliarlo, se non alla vipera che penetra finalmente nell'insidiato nido della colomba, e il trova freddo e deserto? — Quest'aere è pieno di lei! qui svelò tutte quante le sue bellezze senza sospetto; in quello specchio brillò viva l'angelica sua figura... quelle sono le coltri, i capezzali del suo letto!... — E l'imagine d'un bene immenso gettò il delirio nelle ardenti fibre del suo cervello; tremò, quasi il guizzo del fulmine lambito avesse la sua persona; estenuato da lotta atrocissima d'affetti opposti, cadde su d'un seggiolone presso il letto, e si strinse le tempia colle pugna.
— S'ella... fosse qui un momento... un sol momento, e poi la morte! Vederla almeno, e spirarle ai piedi!
In quella che alzava gli occhi, non so dire se in atto di bestemmia o di preghiera, gli venne veduto sopra d'un tavolo uno scrigno tutto gemmato, arredo di Eloisa.
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Dio Contessa Notaio Eloisa Eloisa
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