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      Spiccò un salto, e ghermitolo come una preda, l'aperse a forza, vi gittò dentro le mani tremanti dalla gioia e dall'ansietà, se mai vi fosse ancora riposto qualche foglio amoroso del medico; ma invece scoprì nel fondo una ricca collana nuziale ed un ritratto in miniatura di Eloisa. Ripostosi il tutto sotto i panni, si cacciò a precipizio da quelle sale abbandonate; l'avresti detto, nella sua fuga, il mal genio delle tenebre.
      Intanto la turba di que' furibondi che erano accorsi al castello per ardere e saccheggiare, scacciatane da buoni villici che meglio riconsigliaronsi alla voce del curato, si volse a sfogar l'ira contro un'umile cappelletta dedicata alla Regina degli Angioli, sedente sopra la cima di un vicin colle. La santità dell'altare, la povertà del luogo, dove non olezzavano che pochi fiori selvatici, tributo di qualche buona contadina, non valsero a salvarla dalla furia di quegli insani, i quali si confidavano balzar l'Eterno dal trono, per sostituirvi la Dea Ragione. Il delubro andò in fiamme, l'altare fu rovinato, abbattuta per mano istessa dal Notaio, che sperava in quello scempio soffocare i suoi tormenti, la rozza croce che sorgeva sul dinanzi del sacro limitare.
      Dio non paga il sabato; la pena è zoppa, ma infaticabile sulle tracce del colpevole.
      L'angiolo della giustizia, come poc'anzi abbiam detto, librandosi tacitamente sul capo dell'omicida, stringe colla sinistra l'oriuolo del tempo; e spia il granello predestinato di sabbia che sta per caderne, e colla destra innalza il ferro che dee colpir la rea vittima.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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