L'avvicinarsi di quest'ora sveglia nel cuor del giusto affetti incogniti, sublimi aspirazioni; ma nel perverso mette spavento misterioso. L'animo del Notaio fu invaso, oppresso da funesti presentimenti, da paure di cui tentava beffar se stesso, ma che ostinate, tenebrose tornavano ad assalirlo. Una carie interna, forse generata dalle male sue passioni e da rimorsi, lentamente lo divorava; era vivo sepolcro di se medesimo. Riordinatesi, comunque fosse, le cose, la piena dell'odio pubblico, l'universale esecrazione gli pesavano inesorabili sopra la testa, preparavangli una fossa maledetta, ove passo passo dovea discendere, schivato, sogguardato come un leproso.
E in casa, in compagnia di Cencio, che faceva?
Chiudeasi talvolta nella sua camera, e rimanea solo buon tratto d'ora con grande meraviglia di Cencio che non poteva darsi pace di que' spirituali trattenimenti del buon Notaio. Sulle prime ebbe sospetto che passasse ogni dí a revista qualche tesoro; ma la faccia di lui, nell'uscire da quella camera, era cosí travolta, cosí affoscata, che la cagione di quel secreto trattenimento dovea riuscirgli tutt'altro che gradevole. Quanto l'uno parea cercasse d'avvilupparsi nel mistero, tanto l'altro s'incapponiva a volerne spillar fuori la verità.
Una sera, passando presso la camera del Notaio, Cencio fraintese un rotto singhiozzare, un lamento fioco e soffocato; ficcò lo sguardo traverso lo spiraglio della porta, e vide il padrone in ginocchioni:
— Che faccia l'esame di coscienza! che si sia convertito!
| |
Notaio Cencio Cencio Notaio Notaio Cencio
|