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      Ma in quell'atto, che le parve quasi profano, guardò l'imagine benedetta; quell'imagine ancor bella e sorridente, come ne' dì felici in cui solea recarle il mazzetto di fiori raccolti nel suo orticello. La rimirò tacitamente, e il suo cuore s'empiè di lacrime. Era pur dessa quell'imagine cui avea sempre affidati gli affetti piú soavi nei giorni felici della sua giovinezza, e le ansie piú crudeli nella sua solitudine! Ed ora, nel rivederla, le sorgeva viva nell'anima la ricordanza del passato. Si era già scostata alcuni passi dall'altare, quando tornò addietro per salutarla ancora una volta; inginocchiatasi, le fissò in volto le sue pupille aride, rilucenti come per febbre; strinse al petto le sue mani estenuate, senza moto, senza parola. Grosse stille di sudore che bagnavano la sua fronte e cadevano sul marmo dell'altare, esprimean sole lo stato indescrivibile di quell'anima.
      Finalmente uscì di chiesa.
      Come altrove abbiam detto, è tradizione popolare, trasmessa di generazione in generazione, che la notte del due novembre, le anime degli affogati, degli uccisi, di quanti non riposano in terra benedetta, facciano una processione nella voragine del Picco spaccato. Lisa lo credea anch'essa fermamente; e per giungere quella notte, s'era affrettata a gran passi nel doloroso suo ritorno. Dopo aver cercato inutilmente il suo Benso per terre e per mari, disperata di rivederlo mai piú tra i vivi, giungea in patria quella sera, e non sí tosto uscì di chiesa, corse, sola, non vista, verso la casa del suo fidanzato; guardò le finestre semiaperte, scassinate dalla pioggia e dai venti; chiamò Benso piú volte a nome, e quindi si inginocchiò sulla soglia.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Picco Benso Benso