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      — Questa notte, dicea fra se stessa, lo vedrò, certo, cogli altri morti, sotto il Picco spaccato; ben egli riconoscerà la sua Lisa da questo velo che mi porrò in capo; mi apposterò sul loro passaggio; distinguerò la sua voce, quella voce cosí soave che mi suona ancora nel cuore; distinguerò i suoi sguardi sotto il cappuccio. — È vero che son mutata — soggiungea quindi, osservandosi con un triste raccoglimento; — la mia gioventù è appassita, oh! ma Benso mi ama; non mi rigetterà il mio Benso. — Ricomponeasi i capelli, quasi fosse aspettata ad un convegno d'amore; e qualche cosa di strano, di sinistro si svelava ne' suoi moti e piú ne' suoi sguardi. Le fibre del suo cervello, lungamente affaticate, parea si spezzassero; il cuore solo era intero, con tutta la tremenda vita de' suoi affetti e delle sue ricordanze.
      E Lisa s'avviò verso il monte.
      La solenne malinconia di quel giorno, lo squillo funebre della campana parrocchiale, che si udia tratto tratto portato dal vento, accrescea terrore misterioso alle tenebre di quella notte. L'inverno prematuro avea spogliata la montagna del poco verde che talvolta la rallegra nella stagione dei fiori; negri nugoloni faceano ghirlanda alla cima del Picco; il vento, che mugolava nella valle, strascinava le aride lappole pei nudi fianchi della montagna; mentre il flutto marino rispondeva da altra parte, spezzandosi lamentoso tra gli scogli. Chi avrebbe osato avventurarsi per que' sentieri, in quell'ora, in quella notte? — Eppur Lisa s'inerpicava, salia a gran passi, tra la boscaglia, tra i sassi, coi piedi sanguinosi, le braccia innanzi, colla forza della disperazione, dell'amore, coll'impeto vigoroso della pazzia che piú non sente la fatica, lo strazio del corpo.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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