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      Intanto, per timore che il duca di Savoia, di ciò risentito, volesse ricorrere alla prova dell'armi, il governatore di Milano per ordine dell'imperatore mandò il conte Barbò con trecento Spagnuoli a custodire il paese sinché non ne fosse fatta l'investitura, e dal canto per la repubblica genovese vi spedì per la stessa ragione le milizie di Varazze e d'altri luoghi della riviera, non che quelle di Novi.
     
      II
     
      Nell'epoca sovraccennata un certo Giulio Rossello di Albisola per interessi particolari si trasferiva al Sassello, ed ivi stretta amicizia con una delle principali famiglie innamorava d'una gentil giovinetta per nome Isabella, che forse lo tratteneva in Sassello piú lungamente di quanto sulle prime egli si era proposto. Sia per odio di qualche rivale in amore, sia per altra inimicizia privata, venne denunciato al Barbò che costui era un aderente, una creatura de' signori Paride e Stefano D'Oria, i quali, stizziti per la confisca del feudo e fermi di ricuperarlo in qualsivoglia maniera, l'avevano mandato ad esplorare le cose per cogliere il momento opportuno ad un assalto improvviso. Il Barbò, senza premettere interrogatorii e perquisizioni di sorta, secondo la giustizia dei tempi, prestò intiera fede all'accusa e ordinò che fosse immantinente arrestato.
      Alle cure e allo strepito del giorno era succeduta la tranquillità della sera, e Giulio Rossello, mal presago della sventura che gli pendeva sul capo, gustava le ineffabili dolcezze degli intimi colloquii colla fanciulla che il suo cuore aveva prescelta.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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