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      Quando riaperse gli occhi, ridesta dai baci e dalle carezze materne, sfogò l'intenso cordoglio con un profluvio di lagrime, e cedendo finalmente alle preghiere de' suoi genitori, si ritirò con essi in una vicina campagna.
      Un solo pensiero legava ancora alla terra la mente di Giulio, giacché avrebbe desiderato di rivedere ancora una volta Isabella, parlarle affettuosamente le estreme parole, e dirle che l'avrebbe aspettata nel cielo per stringersi in nodo piú santo ed eterno. Ma persuaso dal buon sacerdote che non dovevasi porre quella fragile creatura a cosí terribile cimento, si rassegnò a compire anche questo sacrifizio, e lo pregò a riferirle, quando fosse già avvezza alle scosse del dolore, ciò che avrebbe voluto dire egli stesso in quell'ora solenne. Fu memore ancora di tutti i congiunti e degli amici, ed ebbe per tutti una parola d'affetto, un ricordo, un addio.
      D. Pietro, sicuro dell'innocenza di Giulio, e veramente edificato dalle prove di virtù straordinaria ch'egli dava in quel lagrimevole frangente, lo abbandonò per pochi minuti, e presentatosi al conte Barbò, chiese in nome di Dio e di tutti i santi del cielo che si sospendesse per pochi giorni l'esecuzione della sentenza, e si chiarissero meglio le cose, giacché si commetteva, a parer suo, un orribile assassinio. Ma fu gran mercè che l'ottimo D. Pietro non pagasse a caro prezzo quell'ufficio di pietà e di giustizia, e il Conte si limitasse a rimandarlo con risolute e brusche parole. Allora, colle lagrime agli occhi, tornò a fianco del condannato, e ragionandogli di Dio e della patria celeste, si trattenne con lui tutto il giorno e la notte seguente, finché non giungesse l'ora fatale.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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