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      — Voi, cristiani, solete dire, soggiungeva un Ebreo, che non si sa mai il giorno e l'ora in cui si deve morire, eppure costui lo sa troppo bene — E chi può esser certo ch'egli debba realmente morire? rispondeva il notaro Gio. Battista Aijcardo.
      Mentre si facevano questi ed altri simili discorsi, il condannato era giunto nel mezzo della piazza dove sorgeva il patibolo. Si fece innanzi il carnefice per bendarlo secondo il costume, ma egli domandò come ultima grazia che non gli fosse vietato di contemplare il crocefisso fino all'estremo momento, e l'autorità non seppe negarlo. Baciato con un trasporto di riconoscenza e di affetto il pio sacerdote che gli aveva con tanto zelo ed amore prestato gli ultimi uffizi, perdonando a' suoi uccisori, e sclamando — Abbi misericordia, o Signore, all'anima mia — commosso ma non abbattuto Giulio chinò la testa sul ceppo. In meno che nol dico, gli piomba la mannaia sul collo, e risalta come dardo spuntato lasciando illeso il paziente. Invano il carnefice fa tutte le sue prove e lascia ricadere per ben due volte la mannaia, ché risale sempre in alto come respinta da una forza contraria. A tal vista i circostanti rimasero attoniti ed eccheggiarono intorno prolungate esclamazioni di meraviglia.
      Senza fallo questa è opera di magia, esclamavano alcuni; avranno incantato la mannaia — sarà un giuoco del carnefice, diceva qualche altro che si dava aria d'uom furbo — È un miracolo, è un miracolo della Madonna Santissima, la maggior parte gridava altamente.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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