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      Inconsapevole in qual luogo ei si fosse, entrò nel porto di Luni, e l'aspetto di quella leggiadra città dalle mura di marmo(28), la sua felice postura e le torreggianti sue moli strinsero di tanta meraviglia i Normanni, ch'essi tennero per fermo esser quella la città di Roma, e la Magra cambiarono per il Tevere.
      Correva il dì del Natale, ed i Lunesi accolti nella loro cattedrale, attendevano agli uffizi di religione, quando ad un tratto si diffuse la voce che il loro porto era occupato da gente forestiera e nemica. Lasciati i cittadini all'istante i sacri riti, diedereo di piglio alle spade ed accorsero a torme in difesa della minacciata lor terra, risoluti di vender care le loro vite. Astingo, benché d'indole audace e fattiva, fu scosso da quel guerriero apparato, ed avvisando non esser cosa di lieve momento il poter penetrare in città, volle ottener colla frode ciò che non potea colla forza. Per la qual cosa mandò alcuni messaggi in città, i quali, giunti al cospetto del vescovo e del conte, dovessero esporre — venire essi dalle lontane regioni del nord: sebbene vincitori de' Franchi e per ogni dove temuti, nutrire però sensi di pace e di fratellevole amistanza: ogni timor deponessero: null'altro essi chiedere che riparare nel sicuro loro porto, sbattuti come erano, e rotti dalle tempeste e dai marini travagli. — Quinci per inspirare maggior credenza e trarli piú agevolmente nel laccio, aggiunsero: — essere Astingo, lor re, oramai stanco della sua vita errante e perigliosa: aver sentito magnificare la santità della Fede Cattolica e nutrire desiderio vivissimo di abbracciarla, e perciò chiedere umilmente il battesimo dalle mani del vescovo.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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