Gli statuti municipali d'Ovada, che rimontano fino ai tempi in cui era soggetto ai marchesi, sono infallibilmente tra i piú antichi della Liguria, e parecchie convenzioni determinavano i rapporti fra i terrazzani ed il feudatario.
Illimitato non era il dominio che la repubblica di Genova aveva ottenuto su questo paese; e difatti nel 1290 i capitani Oberto Spinola e Corrado Doria confermarono agli Ovadesi i loro antichi statuti, non che molti privilegi ed immunità, delle quali godevano. Oltre a questa si ritrovano dieci e piú successive conferme, fra le quali havvi un atto del 1447, in cui obbligavasi la Repubblica a tenere giudice e birri in Ovada, purché le fosse pagato un tributo di annue lire 500 in ricognizione del suo dominio; dichiarava libero il traffico del sale, immuni da ogni gabella e da qualsivoglia altro diritto i prodotti del paese che si trasportavano a Genova; e tutto ciò che da Genova si trasportava in Ovada. Ma le ricchezze, che poteva fruttare l'esteso e fertilissimo territorio d'Ovada, e il suo fiorente commercio, adescavano troppo la cupidigia della Repubblica genovese, epperò tante franchigie le sapevano troppo d'amaro. Si lusingò adunque di poter violare impunemente le sue promesse, e di riuscire una volta, se non a cancellarle del tutto, almeno a scemarle in gran parte. Però s'ingannava a partito credendo che gli Ovadesi in fin de' conti sarebbersi acquetati, e avrebbero tollerato in buona pace siffatte sopercherie. Ed in vero a simili pretese, che urtavano di fronte le convenzioni piú solenni, tutto il popolo si mostrò riluttante, dichiarandosi fermamente risoluto di sostenere a prezzo di sangue l'inviolabile integrità de' proprii diritti.
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