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      Senonché il podestà, a cui essa aveva affidato il governo d'Ovada, volle addossarsi l'abbominevole incarico di vendicare col sangue gli oltraggi da lei ricevuti.
      Costui era d'indole fiera e superba, ma come i tempi ed i casi mutabile. Saldo ne' suoi propositi, tenace nell'odio e ne' desiderii della vendetta, sapeva però, quale astuto conoscitore degli uomini, padroneggiare cosí destramente i moti dell'animo, che indarno avresti tentato sorprendere nel lampo de' suoi sguardi, nelle impressioni del volto, e negli atteggiamenti della persona, un solo de' suoi segreti pensieri. In breve, possedeva tutte le doti che si volevano in que' tempi per essere un esperto inquisitore di stato.
      Ridotte le cose allo stato primiero, ogni questione, ogni diffidenza degli Ovadesi era cessata, e la pace e la tranquillità regnavano in tutto il paese, mentre il podestà volgeva in mente perversi disegni, e attendeva l'occasione propizia per mandarli ad effetto. Intanto, reprimendo nell'animo l'innata alterigia e il profondo rancore, si dimostrava condiscendente e urbano con tutti per inspirare fiducia, e cosí prepararsi la strada ad un tradimento.
      Le reliquie del castello, che resistettero all'opera distruggitrice del tempo e ai trambusti di procellose vicende, fanno ancora testimonianza della sua primiera vastità e magnificenza. Un ampio circuito di mura che vanno sfasciandosi, una gran torre rotonda ed un'altra quadrilatera, nella quale ponno ancora vedersi le tremende prigioni del medio evo, facilmente persuadono che i feudatarii vi avevano un tempo, e stanza convenevole al loro fasto e potere, e inespugnabile presidio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Ovada Ovadesi