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      Nelle vaste sale di questo castello divisò il podestà d'invitare a una splendida festa da ballo le famiglie piú ragguardevoli del borgo, e tutte corrisposero all'onorevole invito.
      Venuta la sera del giorno stabilito, i notabili del paese s'avviarono al castello colle consorti e le figlie, adorne delle vesti piú eleganti; e il podestà gli onorò delle piú cortesi e festose accoglienze. Quando cominciarono ad essere alquanto popolate le sale, risuonarono intorno gioconde armonie, e si diè principio alle danze. Mentre il Genovese pareva non aver altro pensiero in quel punto, fuorché di rendere piú aggradevole che per lui si potesse il trattenimento, nel segreto dell'anima pregustava la gioia della vendetta.
      Di molto era già varcata la mezzanotte, e il tripudio della festa era al sommo, allorché il podestà invitò a passare in altre stanze alcuni della brigata, e, facendo sembiante ognora piú gioviale ed amico, s'avviò precedendoli. Usciti che furono dalla sala del ballo, fece tosto annunziare alle consorti, che s'erano stretti a colloquio per trattare d'urgenti interessi, e forse non sarebbero tornati alle lor case per quella notte: elleno intanto continuassero le danze a loro bell'agio.
      E le danze si produssero a lungo. — Poco piú di un'ora mancava al rompere dell'alba, allorché tacquero i musicali concenti e uscirono gli Ovadesi dal castello, dove tornò a regnare il silenzio e l'oscurità. Quando non s'udì piú all'intorno anima viva, uscì pure dal castello un uomo avviluppato in un pastrano, col berretto calato sulla faccia, cavalcando un veloce destriero, e valicato il ponte della Stura, senza che fosse riconosciuto da alcuno, prese la strada di Novi.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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