Ma sopratutto avendo io veduto dalla parte occidentale della città rovinate le una volta smisurate sue mura, compresi che quelle erano composte di grandissimi pezzi di marmo, de' quali pure ne misurai alquanti alti quattro passi, e lunghi sino in otto
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In luogo per tal modo abbandonato, ciascuno si fe' lecito di insaccare ciò che meglio gli talentava. Ippolito Landinelli ci racconta ne' suoi Trattati, che le statue e i marmi del Circo furono tolti via dai signori Circonvini e specialmente dal cardinal Filippo Calandrini, fratello uterino del pontefice Nicolò V, coi quali fece costrurre una bellissima cappella dedicata all'apostolo San Tomaso, ed arricchì la facciata della cattedrale in Sarzana. I Genovesi, se vera è la tradizione, trasportarono anche essi dalle rovine di Luni gran parte di que' marmi, che oggidì adornano la stupenda chiesa delle Vigne. La vegetazione riprese ben presto i suoi diritti, ed invase per modo tutta l'area della città antica, che piú non rimase vestigio nè di abitazioni, nè di mura, tranne i rottami d'un anfiteatro, ed un torrione, sfasciantesi, di cui or ora farem parola.
Tale fu la storia di Luni, considerata ne' suoi punti principali. Tralasciammo d'accennare del preteso arrivo d'Ercole in questa città, nel suo ritorno, dalla Spagna, poiché alcuni storici già lo fecero viaggiar tanto da un capo all'altro del nostro globo, che ormai ci sembra tempo di lasciarlo in pace. Poco curandosi di seguitar questo eroe, in cui si volle raffigurare la civiltà ambulante, preferiamo di porgere al nostro lettore notizie piú modeste, ma piú sicure; e rendiamo a Luni quella lode che già Plinio e Marziale le tributavano per l'ottima qualità e la grandezza smisurata del suo formagio.
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