Ma è tardi. — I legni de' corsari, scorrendo agilissimi sulla pianura del mare, già approdono secretamente; uomini armati di curve spade, vestiti in strana foggia, balzano sulla spiaggia, si riordinano schiere a schiere, si dividono, invadono, chi di fronte, chi da tergo, le tranquille abitazioni delle città. All'improvviso, l'aria e le colline tutt'all'intorno rintronano di grida minacciose e di gemiti; le fiamme si sollevano tra colonne di fumo, al dissopra dei tetti; donne, coi capelli scarmigliati, traendosi per mano od al collo i bambini, trascorrono dissennate per le vie; altre si dibattono inutilmente tra le braccia nerborute dei rapitori; altre piú risolute e magnanime si slanciano dall'alto delle case o si gettano tra le fiamme. La notte accresce lo spavento, i pericoli; il riverbero delle fiamme rischiara di sinistra luce i torvi aspetti degli invasori, fa piú terribile e pauroso il baleno delle loro scimitarre. Una mano di arditi giovani del paese, rannodatisi alla meglio fra tanto scompiglio, piombono addosso ai barbari e li rincacciano verso la spiaggia; ma sopragiungono nuovi nemici, riguadagnano il perduto terreno, rompono, disperdono quel drappello ardimentoso ma troppo debole contro tanta tempesta; parte ne uccidono, parte ne strascinano prigionieri. In quella orrenda notte, v'ebbero padri infelicissimi che trafissero di propria mano l'unica, bellissima figliuola, anziché cederla alle mani d'avidi assalitori; e mariti che uccisero la moglie e sè, ultimo mezzo di salvamento.
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