Il mattino comincia ad albeggiare; e l'ombre della notte nel ritirarsi lasciano a scoperto orrende scene che la nostra penna ricusa di descrivere. Le ricchezze della cittā devastata, i monili delle donne uccise o fatte schiave, i tesori delle chiese gelosamente conservati da molte generazioni, vasi sacri, lampadi d'argento e d'oro, ricche vesti e tappeti giacciono alla rinfusa sulla pubblica piazza. Ma l'ordine pių severo giā presiede alla divisione delle prede. Muset, terribile ai propri soldati, non meno che ai nemici, colla spada sguainata alla mano, accenna come debbansi scompartire(36). Una parte dei tesori č riservata alla famiglia di coloro che caddero nella spedizione; un'altra parte, alle vedove, e in conto di chi non avea lasciato nč moglie, nč figliuolanza; una porzione, eguale alla prima, da distribuirsi ai poveri del quartiere, ove abitava il defunto, siano essi cristiani o saraceni; il resto, tra il capitano e i soldati.
Ma scena ben piú lacrimevole si presentava da altra parte. Vedove piangenti in catene che abbracciano i loro figliuoletti e tremano di vederseli ad ogni momento strappar dalle braccia; giovanette, giā promesse spose, ed ora legate e seminude, che nascondono tra le mani il volto, e giacciono l'una sull'altra aggruppate a terra, come agnellette presso il ceppo del beccaio, che giā le novera colla punta del suo coltello; piú in lā, timidi giovanetti, speranza de' genitori, riservati al mercato dei barbari; robusti garzoni, feriti e prigionieri, che fremono tra le catene; e padri miserandi che in piú terribile costernazione affissano gli occhi a terra senza sguardo e senza lacrime; vecchi, che troppo vissero per vedere, tra il sangue e tra le fiamme, estinguersi in una sola notte tutta la fiorente posteritā loro; e sacerdoti, che tentarono inutilmente far difesa col proprio petto agli altari profanati.
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