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      Ed essi, assisteano ginocchioni, raccolti, taciturni. Una schiera di giovani vigorosi, risoluti di morire col ferro in pugno, si avvicinano riverenti alle balaustrate dell'altare; e il buon vecchio porse ad essi il pane eucaristico, il Dio dei forti, il Dio dei martiri, che muoiono per la patria. In quel mentre, un suono acuto, argentino, simile a voce angelica, salì alla vôlta della chiesa — quel suono si disciolse gradatamente in mille varie temperanze, mestissime e solenni; quindi si raccolse e parve tuono che scoppiasse improvviso tra le navate. Era la maestosa voce dell'organo, che le dita d'un bellissimo giovanetto suscitavano per l'estrema volta in quel momento augustissimo. Gli assistenti intuonarono allora un inno patrio e religioso, che i guerrieri soleano cantare, ogni qualvolta, prima della battaglia si avvicinavano all'altare:
     
      Con Te, signor, nel petto,
      Chi fia di noi piú forte?
      Dei rischi e della morteTrionferem per Te.
     
      Ma se funereo lettoL'ignudo suol ci attende,
      Apri del ciel le tende;
      Risorgeremo in Te.
     
      Vita, trionfo, e patria,
      Signore, avrem con Te!
     
      Mentre queste voci saliano al cielo, alternate a coro e governate dalla solenne armonia dell'organo, risuonavano orribilmente al di fuori le grida dei barbareschi che davano la scalata. Già le porte della chiesa, scassinate dalla tempesta dei colpi, accennano di rovesciarsi; già le fiamme, appiccate al di fuori, si spiegano stridendo in aria, e colonne di fumo densissimo oscurano la luce del mattino. L'ingresso è forzato; i Mori irrompono; e qui orrenda lotta, come di due torrenti, tra il nembo de' saraceni che si affollano, si incalzano alle soglie del tempio e la resistenza di que' giovani vigorosi, che tentano di rintuzzarli.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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