Le armate genovesi e pisane navigarono a Luni; un esercito stipendiato dal papa strinse per terra quella città sventurata. Non pretenda veruno descrivere i particolari dell'oppugnazione, perocché gli stessi contemporanei li esagerarono a lor modo. Favole e millanterie non sono il famoso racquisto di Luni che ne risorse mai più, la strage dei Mori che accrebbero i guasti della città difendendola sino all'estremo". Nessuno dei Mori sarebbe scampato dall'eccidio universale per recarne la nuova in Africa ed in Sardegna, se Muset, in quell'estremo di fortuna, fatto un gomitolo de' soldati piú valorosi, non si slanciava a tutta furia verso la spiaggia. Quivi, spiccò un salto su di un'agile navicella, ne recise la fune che la ritenea al lido e sciolse le vele ai venti. Muset fuggiva per sorgere nuovamente e piú tremendo; ma la regina, sua consorte, rimaneva in poter de' cristiani. L'altera donna, che poc'anzi avea insultato al dolore delle prigioniere, assediata in una torre e presa, soffrì anch'essa gli obbrobrii e le insolenze della moltitudine, peggiori della morte ai generosi. Condannata nel capo, non pregò, non pianse; chiese i suoi piú ricchi adornamenti, si acconciò in fronte la corona reale, e mosse imperturbabile al luogo del supplizio. — Allah volle cosí; cosí era scritto! Acconciò ella stessa la fronte sul feral ceppo, e la sua testa balzò dal tronco.
Il diadema reale, tempestato di gemme che ella portava, fu presentato a Benedetto VIII, il quale poco dopo, ne facea dono ad Arrigo II, successore degli Ottoni, e imperator di Germania, mentre questi calò in Italia.
| |
Luni Luni Mori Mori Africa Sardegna Muset Benedetto VIII Arrigo II Ottoni Germania Italia
|