In quel punto la Nina, che era oggetto di questo discorso, alzò la fronte dal lavoro, e volse lentamente intorno due grandi occhi nerissimi, che parve spargesser luce sul candore del suo volto. Ma il vivace sguardo si temperava da una dolce malinconia e dalle lunghe palpebre seriche che lo velavano amorosamente. Una gioia angelica e pensierosa le traspariva dalla pupilla; guardava il suo ricamo e taceva; in quel silenzio della vergine fidanzata avresti letto questo pensiero:
— Con questo velo andrò all'altare!
Gli occhi dei serafini debbon pure innamorarsi alla casta bellezza della fidanzata che non osa confessare a se medesima la piena della sua gioia. Ma in quella che ella arrossiva cosí dolcemente al pensiero di quel momento, altri sguardi, ben diversi da quegli degli angioli, ne rimasero affascinati e la guardarono coll'impazienza dell'avvoltoio che si libra sulla colomba.
Due uomini, abbronzati dal sole, di membra erculee, di sinistra guardatura, vestiti alla foggia de' marinai genovesi, passavano lentamente, come a diporto tra il doppio ordine delle belle ricamatrici, e si fissarono ambedue al tempo stesso sull'angelica fisonomia della Nina.
Allah! Allah è grande!— sussurrò uno di questi al compagno — Oh quella è la regina delle fate!
— Degnissima d'una corona, rispondeva l'altro, piú preziosa della gemma che brilla sul turbante del sultano.
— Nota bene quell'uscio, soggiunge il primo; la tua testa me ne risponde.
Il complimento non era troppo cortese, ma parve convincente, poiché il compagno abbassò il capo e pose una mano al cuore quasi in atto di giuramento.
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Nina Nina
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