Passarono oltre, e le amabili ricamatrici che avean gettato loro uno sguardo investigatore, ripresero senza sospetto l'allegro canto e il lavoro.
Sull'annottare si levarono da sedere, e tenendosi due a due per braccio, si ridussero, come è usanza nei villaggi, alla chiesa parocchiale, per recitare il saluto della sera alla Regina degli Angioli. La Nina soprastava di quasi tutto il capo alle compagne; la maestà e la grazia componevano la sua persona, il suo incedere. Virgilio l'avrebbe rassomigliata alla dea dei boschi che passeggia in mezzo al coro delle sue ninfe, mentre il petto di Latona palpita d'orgoglio nel contemplarla; il poeta orientale, alla palma del deserto che ondeggia graziosamente all'alito della sera. — E tu, lettor mio caro, per meglio imaginarti la bellezza della Nina, rassomigliala alla tua innamorata.
II
Ma è pur troppo destino umano che presso l'albero della vita cresca l'albero della morte; che il sibilo della serpe interrompa soventi volte l'amorosa elegia dell'usignolo.
Mentre Nina, e poco lungi il suo fidanzato, pregavano nella stessa chiesa, pensando che a quell'altare pronuncierebbero di lì a pochi giorni il solenne giuramento, que' due ceffi di mal augurio, que' due marinai che adocchiarono poc'anzi la buona Nina, fatta notte, raccoglievansi furtivamente nell'angolo piú riposto d'una spiaggia poco distante, e penetravano in una caverna che forse le onde marittime, sollevate dalla tempesta, aveano scavata. La spelonca è profonda bastantemente, perché vi si possano ricoverare una decina d'uomini, protetta al dissopra da piante selvatiche, e ad ambo i lati, da due rupi che sconscendono e si prolungano per buon tratto nel mare.
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