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      Si fe' silenzio; la brigata sorse in piedi, e tutti, abbassando il capo, raccolsero le braccia al petto.
      — Dodici e dodici per via... venti saranno già sbarcati all'altra porta del villaggio — disse uno de' nuovi venuti, che parea capo di tutta la schiera; e gettava uno sguardo intorno, quasi per numerarli. Di lì a pochi momenti si udì presso la grotta il tonfo misurato e accelerato dei remi, e il gorgoglio dell'acque, sospinto verso i piedi della roccia. Altri dodici corsari balzarono sull'entrata della caverna, e si ridussero nell'interno, armati tutti di lunghe scimitarre e di pugnali alla cintura. La luna si era intanto sollevata da un nugoletto, e inargentava tacitamente l'azzurina pianura del mare, e i boschetti di cipressi e di pini che soprastavano a quella grotta. Non si udiva che il mormorio dell'acque, fioco, lamentevole, e tratto tratto il soffio della brezza, inebbriar dai profumi di quella riviera. Ma il demone della crudeltà e della rapina stava in agguato e meditava coi suoi compagni rovine e stragi ai buoni abitanti di Rapallo, che già dormivano tranquillamente nelle loro casuccie. Quest'uomo formidabile, appiattato nella caverna, collo stuolo de' suoi corsari, era Dragutte, al cui nome le madri e le spose liguri impallidivano. Intanto, che pensavano i due fidanzati, specialmente la bellissima giovanetta, la Nina, che il barbaro avea poc'anzi adocchiata collo sguardo dell'avvoltoio?
     
      III
     
      Nella parte piú romita di una casuccia che mette alla campagna, su d'un terrazzo ombreggiato pittorescamente da una vite, i due fidanzati protraevano la notte nei confidenti loro colloquii.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Rapallo Dragutte Nina