La povera giovanetta, sobbalzando dal sonno, ed impaurita a quel barbarico ululato, sulle prime credè trasognare; ma ben presto grida di lamento e di minaccia, e il rimbombo delle percosse all'uscio di casa, la fecero avvisata de' suoi pericoli. La porta, asserragliata da una sbarra traversale, resistè lungamente a quella tempesta d'urti e di percosse; ma finalmente, sgangherata, diè giù. Un calpestio accellerato si fa sentire sulla scaletta interna che dal pian terreno mette alla sua camera; ed ecco quattro uomini, furiosi e neri come demoni, al chiarore delle faci si slanciano verso il suo letto, ed afferrano la giovanetta che tenta appiattarsi tra le lenzuola, tremante e semiviva. Ma non v'è scampo. Le braccia nerborute dei corsari già la sollevano; la sua nera capigliatura, scomposte le trecce, le si svolve dietro il tergo sulle pieghe del lenzuolo e sulle membra seminude, bianchissime come alabastro. Lo sguardo dei rapitori, quello sguardo d'africano, che tutta svela l'ardente natura dell'animo, scintilla tra la voluttà e il furore con famelica bramosia, alla vista della persona bellissima che pende dalle lor braccia; urlano, digrignano i denti, e mal sapresti distinguere se di gioia o di rabbia. Chi salverà l'infelice dall'obbrobrio e dal servaggio? Dopo un lungo e vano dibattersi, le forze le fallirono, declinò il capo e parve morta.
Ma in quella che venìa strascinata tra le braccia dei corsari, il fidanzato giungea all'uscio di casa verso la parte che mette alla campagna.
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