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      A che rassomigliare i suoi fremiti, mentre distingue al di dentro le grida disperate della fanciulla che invano lo chiama e se gli raccomanda? Urtò la porticina, adoperando e testa e pugna; inutilmente... Ma la voce di lei ha cessato... apposta l'orecchio al chiavistello... piú non ode che le risa frenetiche e i passi dei rapitori che via la trasportano; getta attorno lo sguardo se qualche enorme sasso gli si presentasse per isfondare la porta; e finalmente gli vien veduta, in un angolo del terrazzo, una accetta da contadino. Corre, l'abbranca con ambe le mani, torna alla porticina, la vibra e la rivibra furiosamente; ogni ostacolo è superato. Segue innanzi come l'impeto della rabbia e l'amore lo trasportano. Gli occhi del marinaio, simili a quelli del tigre che trova vuota la caverna e si slancia dietro la pesta dei cacciatori, ruotano sanguinosi nell'orbite spalancate; le sue narici si dilatano, le sue mani sono tremanti, ma tali da straziare un leone. In quell'incerto crepuscolo di luce e di tenebre, travede il capo abbandonato, penzolone della sua fidanzata, e le braccia annerrite dei corsari che ne avvinghiano la persona come spire di serpenti. Arse di tanta ira a quella vista, con tal polso strinse e menò a tondo l'accetta, che due mori stramazzarono col cranio spaccato sino al collo. Un terzo si fece innanzi colla punta del pugnale; ma il marinaio, uso alle battaglie manesche dell'arrembagio, schivò il colpo e gli fe' tale una risposta col filo dell'accetta sopra un orecchio, che il buon moro rimase sordo per sempre, e non ebbe nemmen tempo di pronunciare il nome di Allah.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Allah