— Il marchese Giannettino... — rispose tentennando il marinaio — era circondato da tanti personaggi...., il marchese Giannettino... non è voi!
Ma tosto ripigliandosi, quasi temesse d'averlo offeso:
— Perdonatemi — soggiungeva — non so spiegarmi; ma quando sono dinanzi a voi, parmi d'essere con mio padre!
Andrea avea cuore d'intenderlo, e ne fu intenerito.
— Hai ragione! i bravi marinai sono tutti miei figliuoli! Vanne; e di' al marchese Giannettino che hai parlato con me, e che ti ho concesso di imbarcarti.
— Oh! l'ho sempre detto io! — Esclamava il giovane con aria di trionfo, e cogli occhi velati d'una lacrima — Il signor Andrea è l'amico de' marinai. Ma... se avete bisogno di noi... — E non sapendo come spiegarsi, stringea la destra al cuore, ed intanto scotea il pugno della sinistra con atto cosí energico, che il Doria, sorridendo, gli rispondeva:
— Aspetta, aspetta; non sei ancora all'arrembaggio — e il congedava.
Ma la fronte di Andrea si annuvolò cupamente; la titubanza del marinaio nel presentarsi a Giannettino, sapea ben egli donde nasceva.
— Pur troppo — pensava tra se stesso, sospirando dalle viscere — pur troppo, non ho successori! ho fabbricato sull'arena! La statua ch'io riposi alta, sulla propria base, verrà rovesciata. Que' modi di Giannettino mi sentono lo scorpione! il tirannello! Ma guai, chiunque osasse d'attentare, me vivo, a quella libertà che Andrea Doria ha rispettata! Calpestare la civica mia corona, ben piú cara degli allori d'ammiraglio!
Intanto la flotta uscia dal porto.
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