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      Quello, piú alto, e di cui rimangono ancora tre torri fantastiche, nereggianti, si denomina Castello dell'Aquila, forse dalla ripida posizione su cui giganteggia, e meglio forse anche dall'indole rapace e crudele del Marchese che lo abitava. Al dissotto vi si stende il villaggio di Gragnuola in Val di Magra, bagnato a levante dal torrente Lucido, perché volve arene luccicanti, e a settentrione dal fiume Aulella.
      L'altro castello è intitolato della Verruca o Verrucola, termine topico, usato anche da Aulo Gelio, da Cassiodoro, ecc., per significare una prominenza montuosa di forma conica; e con cui si distinguono parimenti nella Toscana quattro o cinque altre cime di poggi. Questo castello è pur detto di Fivizzano, villaggio non piú distante di tre quarti di lega, e sorge sulla sponda del torrente Mommio, dove fu già un monastero di recluse. È deserto anch'esso e sfasciato dal roder lento dei secoli. Quelle pareti, dove un giorno risuonavano i canti dei trovatori, il tripudio dei conviti, tacciono funebremente nel decorso della giornata; ma non sí tosto le ombre della notte discendono ad ammantarle, se porgi ascolto al racconto dei contadini, risuonano di catene strascinate, di grida minacciose e di gemiti. In una gran sala, che sorge a mezzo dell'edifizo, vedi un camino colossale che ingombrerebbe un piano intero de' nostri moderni caseggiati di carta pesta; e qui, prosegue la tradizione, nessuno ha mai potuto accender fuoco. Il fuoco, simbolo della famiglia, della vita, non deve brillar piú mai in queste sale di atroce ricordanza! creatura umana non deve mai piú abitarle!


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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