Andate, rintracciate per quelle scalee le goccie di sangue umano; entrate in questa camera: qui, all'ombra d'un pergolato, soleansi radunare un vecchio augusto, un prò cavaliere e la bellissima sua consorte, tutti rapiti in vagheggiare le sembianze d'un pargoletto; che divenne di essi e della loro posterità!... ma non precipitiamo il nostro racconto.
A mezzanotte, narrano i contadini, una fiammella candida, luminosa, fugge, serpeggiando, per la finestra; e una larva femminile, bianchissima, aerea, leggiadrissima la raccoglie nel suo peplo; ed allora — strano a dirsi! — quella fiamma prende forma d'un pargoletto, e quella donna, compostolo mollemente tra le lunghe pieghe del suo velo, via lo trasporta con materna sollecitudine. Come mai questa amabile creatura sovrumana, coronata de' placidi suoi splendori, ricompare ogni notte e da piú secoli tra le mura di questo castello? E intanto, che significano quelle grida di spavento e di minaccia onde risuonano le sale interne, le fosche gradinate, gli anditi piú reconditi dell' edifizio?
Porgiamo avantutto alcuni cenni storici, donde ebbe origine la tradizione popolare.
II
Questo castello, Verrucola de Bosi, era feudo dei marchesi Estensi, i quali, fin dai primi secoli dopo il mille, signoreggiavano nella contrada(40). Che però la Verrucola-Bosi facesse parte del patrimonio de' marchesi di Toscana, dipendenti da Oberto conte del palazzo sotto Ottone il Grande, lo prova il privilegio dell'imperatore Arrigo Quinto concesso nel 1077 ai marchesi Folco ed Ugo, figli del marchese Azzo d'Este, cui confermò fra le altre terre del contado di Luni la detta Verrucola.
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