Era Nicolò uno di que' marchesi di Lunigiana che il Comune di Firenze, per atto pubblico del 26 settembre 1404, ricevè co' suoi feudi in accomandigia, dopo che ebbe date prove di sua affezione alla repubblica fiorentina, siccome lo provano le sue lettere scritte nell'anno stesso 1404 al Comune e uomini di Carrara. Gli abitanti di questo paese, essendo soggetti ai Visconti di Milano, erano invitati dal Marchese a scuotere il giogo del Biscione, innanzi di vedersi venire addosso come nemiche le masnade che dirigevansi costà dalla signoria di Firenze.
Tali erano i rapporti di sangue e le condizioni dei signori che possedevano i due castelli dell'Aquila e della Verrucola. Ora trasportiamoci al 1418. Leonardo II, marchese di Gragnuola, occupa il primo di questi castelli; Nicolò, marchese della Verrucola, risiede in quello che porta lo stesso nome, cioè di Verrucola, in compagnia dell'unico suo figliuolo e successore Bartolomeo, e della moglie di questi, donna bellissima quanto altra mai, e già madre d'un fanciulletto, cui fu posto il nome del valoroso antenato Spinetta.
III
Il marchese dell'Aquila vivea in qualche diffidenza con quello della Verrucola. Uomo cupo ed ambizioso gettava lo sguardo dall'alto del suo castello sui poderi del rivale, e meditava di spogliarnelo quando e come meglio gli tornasse. Sapeva che era stato accolto in accomandigia dalla città di Firenze; e perciò aspettava che quella repubblica fosse impacciata in turbolenze interne o in guerre forestiere, per compiere piú facilmente il suo iniquo divisamento.
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